[:it]Viaggio nella fabbrica dei Bitcoin: lì dove tutto comincia[:]
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Porte aperte in Cina, il Bitcoin si mostra nella sua forma più riservata
Migliaia di computer, ventole e luci. Un viaggio nelle fabbriche del Bitcoin, in Cina, alla scoperta del mining
Nessuno ha dubbi sul come vengano prodotte le monete o le banconote, semplicemente perché sono beni materiali, che possiamo toccare, con cui abbiamo costantemente a che fare nella vita quotidiana. Ma che dire del Bitcoin, la celebre moneta virtuale di cui tutti parlano?
Essendo una criptovaluta, il processo di “estrazione” è interamente digitale e l’unico strumento utilizzato è il computer. Alla base del funzionamento del Bitcoin vi è una tecnologia detta Blockchain che potremmo tradurre come “catena di nodi”. I nodi sono i vari computer, che formano una rete condivisa e che contribuiscono alla gestione e alla sicurezza del bitcoin. Ogni nodo compete con gli altri per arrivare per primo alla soluzione di un problema crittografico, utilizzato per convalidare uno scambio di Bitcoin e garantire la sua correttezza e univocità. Questi problemi hanno un valore in Bitcoin; più il nodo è grande e potente, più probabilità ha di giungere per primo alla soluzione e così produrre una nuova valuta per il suo utente.
Vi sono nodi ovunque, ma le fabbriche cinesi sono tra le più grandi e le più potenti, e lavorano su commissione per i clienti di tutto il mondo. Tutto ciò che serve è: un capannone abbastanza capiente, il meglio della tecnologia e tanta, tanta energia. Secondo dati riportati da Il Sole24Ore, il costo energetico dei Bitcoin è arrivato a toccare 30 TWh, più della quantità di energia utilizzata ogni anno da 153 dei 213 Paesi del mondo. Non è un caso se gli stabilimenti cinesi principali, nelle province del Sichuan e dello Schenzhen si trovano nei pressi di grandi centrali elettriche. La distanza dalle città è molta e, per evitare le ore di viaggio, molti lavoratori dormono direttamente in fabbrica.
La tecnologia utilizzata e l’organizzazione di queste fabbriche può variare, ma ciò che le accomuna tutte è il ronzio delle migliaia di ventole usate per il raffreddamento degli strumenti. La grande potenza di calcolo dei computer che serve per “minare” i Bitcoin, rende necessario che queste ventole rimangano accese costantemente.
Agli albori della sua storia, chiunque poteva provare a fare mining. Anche un comune computer di casa, con una discreta potenza di calcolo e una buona scheda grafica poteva riuscirci. Ma ormai sono passati degli anni, e il Bitcoin ha fatto tanta strada. I nodi con cui competere diventano sempre più grandi, e le spese di produzione sono troppe per i singoli individui. Se avevate il sogno di diventare miner, i moderni minatori in cerca dell’oro digitale nascosto nella foresta di calcoli, siete arrivati troppo tardi. Ma non disperate; se vi piace il brivido potete sempre acquistarli.[:]