[:it]Risparmiometro: arriva il controllo sui risparmi[:]

[:it]

Una new entry nel sistema di controllo fiscale italiano

L’ arsenale a disposizione del Fisco per la lotta all’evasione fiscale conterà a breve una nuova arma. Dopo lo Spesometro, il Redditometro e il Riccometro, è in arrivo il Risparmiometro. Di cosa si tratta? Chi e cosa controllerà?

Il Risparmiometro è un algoritmo studiato dall’Agenzia delle Entrate per verificare se la quantità di denaro conservata in banca è proporzionale a quello che si guadagna e che si attesta in fase di dichiarazioni dei redditi. Ecco come funziona.
L’ Agenzia delle Entrate verifica la giacenza presente sul conto corrente di ciascun risparmatore e la mette a confronto con il reddito dichiarato dal contribuente. Tenendo conto del tenore di vita del contribuente e della fascia di reddito in cui questo si inserisce, calcola l’ ammontare della spesa che una famiglia media dello stesso livello può sostenere. La differenza tra entrate e uscite costituisce il potenziale risparmio familiare. Se il risparmio effettivo, presente sul conto, è superiore a quello potenziale stimato, scattano i controlli. Tale meccanismo potrebbe essere un ottimo strumento per individuare i contribuenti che quotidianamente vivono di “nero” lasciando i redditi “ufficiali” depositati in banca. Al tempo stesso, però, potrebbe mettere in difficoltà i risparmiatori onesti. Facciamo qualche esempio.
Un primo contribuente lavora per un’azienda che ogni mese gli accredita lo stipendio sul conto. Guadagna del denaro anche svolgendo un lavoro in nero. Per sfuggire ai controlli non deposita in banca i soldi guadagnati in nero e li usa per le spese di ogni giorno. Alla fine dell’anno sul suo conto non ci saranno prelievi ma solo i versamenti della sua azienda, che avranno fatto aumentare di molto i suoi risparmi.
Un secondo contribuente, come il primo, accredita regolarmente il suo stupendio in banca. È giovane, e sta cercando di mettere da parte del denaro per costruirsi un futuro. Per questo sceglie di vivere dei piccoli contributi economici in contanti donati dai suoi parenti. Con queste donazioni copre le spese quotidiane senza mai attingere ai depositi bancari. La giacenza del suo conto, quindi, non solo non diminuisce, ma aumenta nel tempo.
L’agenzia delle Entrate farà il suo controllo su entrambi i contribuenti. Poco importa se nel caso del primo contribuente l’evasione fiscale c’è mentre nel secondo caso si tratta di regolari donazioni non soggette a tassazione. Al pari dell’evasore, anche il giovane contribuente rischia un accertamento fiscale. La presunzione di evasione sarà comunque relativa: il cittadino avrà diritto di difendersi davanti agli ispettori del Fisco, dando prova della sua innocenza fiscale; per esempio fornendo i bonifici delle donazioni ricevute. Qualora però il contribuente non riesca a superare tali presunzioni relative, il risparmio verrà tassato in quanto considerato reddito.
Il risparmiometro analizzerà: conto corrente, conti deposito titoli e obbligazioni, conti a deposito a risparmio libero vincolato, rapporti fiduciari, gestioni collettive del risparmio, gestioni patrimoniali, certificati di deposito e buoni fruttiferi, conti terzi individuali e globali, carte di credito, prodotti finanziari emessi dalle assicurazioni, acquisti e vendita di oro e metalli preziosi.
Il 2018 sarà un anno di test per il risparmiometro. Destinatari del controllo saranno inizialmente solo le persone fisiche relativamente ai redditi dichiarati nell’anno d’imposta 2013-2014. Nel 2019, toccherà anche alle persone giuridiche.
E, così, se in passato ad essere incriminanti erano le spese eccessive, d’ora in poi anche essere un buon risparmiatore desterà sospetti.[:]