[:it]Pace fiscale 2019: inclusi i debiti fino a 500mila euro[:]

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Garavaglia “vorremmo un tetto da 1milione di euro, ma anche 500mila può andar bene”

Si alza la soglia delle pendenze con lo Stato incluse nella pace fiscale 2019. Soddisfatto il Governo, anche se la Lega spinge perchè si arrivi al tetto di 1milione di euro. Al momento sarebbero inclusi il 99,1% dei debiti. Sono i debiti che contano davvero?

Nuove indiscrezioni dal Governo: la sanatoria, perno della pace fiscale annunciata per il 2019, includerà tutti i debiti fino a 500mila euro. Ad annunciarlo il viceministro dell’Economia, il leghista Massimo Garavaglia, in un’intervista per la trasmissione Agorà di RaiTre. Soglia ben più alta rispetto a quella diffusa nelle scorse settimane dalle prime bozze di nota di aggiornamento al Def, di soli 100mila euro. Una vittoria della maggioranza, dunque, che si è però spaccata al suo interno. La Lega spinge, infatti, perchè si arrivi fino al milione di euro. Cifra criticata dal M5s, secondo cui è sufficiente una via di mezzo. “Personalmente penso che un milione ci stia tutto, perché anche un’aziendina ci mette poco ad accumulare” ha sottolineato Garavaglia, ricordando, comunque, che “anche con 500mila non muore nessuno”.

La manovra riguarderà circa 20milioni di contribuenti, proprietari di un carico pendente con l’agenzia delle Entrate-Riscossione. Di questi, il 55,1% ha debiti che non superano i mille euro. Nell’attuale tetto massimo sono inclusi il 99,1% dei contribuenti con somme iscritte a ruolo. Un dato soddisfacente, visto da questa prospettiva. Se si pensa  al peso dei debiti sul totale da riscuotere, però, ci si rende conto che la maggior parte dei possibili incassi resta fuori dalla manovra. Quell’esiguo 0,1%, infatti, rappresentato dalle cartelle escluse perchè oltre i 500mila euro, vale il 66,5% del complessivo valore residuo. Ecco spiegato, quindi, il disappunto della Lega, che vorrebbe mettere le mani sulla parte più sostanziosa del tesoretto, così da finanziare le molte riforme in programma.

La prossima pace fiscale si incrocia, però, con le sanatorie già in corso. A differenza della nuova proposta di governo, che abbatterà anche l’imposta, la prima e la seconda rottamazione delle cartelle eliminano solo sanzioni ed interessi. Già lo scorso 1° ottobre si sono incrociate tre scadenze:

  • la quinta e ultima rata della prima rottamazione;
  • la seconda rata della rottamazione-bis, per i carichi affidati alla riscossione da gennaio a settembre 2017;
  • la data di comunicazione, da parte dell’ agenzia delle Entrate-Riscossione, dell’importo da pagare nelle prossime date in scadenza il 31 ottobre, 30 novembre e il 28 febbraio 2019, ai ripescati della prima rottamazione e ai nuovi rottamatori, che hanno fatto domanda entro il 15 maggio.

Per evitare che la pace fiscale annunciata mandi in fumo i benefici che dovrebbero derivare dalle precedenti sanatorie, si sta pensando di inserire nella riforma strumenti che facilitino i prossimi pagamenti di chi si è già messo in regola. Con ogni probabilità sarà possibile dilazionare, in un numero di rate maggiori, il carico pendente. Ecco quindi che chi a inizio mese è stato puntuale con la seconda rata della rottamazione bis, che prevedeva il pagamento del 20% del totale dovuto, potrebbe ricevere, grazie alla pace fiscale, un nuovo piano di ammortamento, più dilazionato e meno gravoso.[:]