[:it]Risparmiatori in fuga[:]

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Cresce l’allarme per la fuga di capitali all’estero

Sempre più famiglie italiane decidono di portare i loro risparmi oltralpe. La Svizzera non è più solo una meta da ricchi. Cos’ha che non va il nostro Paese?

C’erano una volta le banche svizzere. Chi ti accoglieva era un consulente dall’aria sinistra e guardinga, istruzioni, condizioni e modalità di apertura di un conto erano bisbigliate, seguite da reiterate raccomandazioni sul disfarsi di ogni documento riconducibile alla banca prima di attraversare la frontiera. Una favola ormai lontana, oggi, alle porte del 2019. In Svizzera si viene accolti in modo aperto ed educato, l’aria che si respira è serena e distesa e ci si rende subito conto che, ormai, usufruire dei servizi e della professionalità dei banchieri d’oltralpe è possibile alla luce del sole. Una vera e propria rivoluzione, messa in atto per aderire agli standard internazionali di compliance fiscale e antiriciclaggio. In seguito agli accordi firmati, il segreto che avvolgeva chiunque trasferiva il proprio patrimonio negli istituti bancari svizzeri è stato cancellato dallo scambio automatico di informazioni. Un accordo che doveva fermare la fuga di capitali e spaventare i furbetti, i cui conti per anni nascosti al Fisco, sono venuti a galla all’improvviso. Chi oggi guarda alle banche di Lugano, però, non ha paura di essere scoperto. La voglia di scappare non è motivata dalla ricerca di un paradiso fiscale, bensì di un’oasi di pace.

 

«La forza dell’Italia è un risparmio privato che non ha eguali al mondo. Per il momento è silenzioso e viene investito in titoli stranieri. Io sono convinto che gli italiani siano pronti a darci una mano» Matteo Salvini

 

A ragione il vicepremier leghista parla di un risparmio privato senza uguali. Se non si sta attenti, però, questi patrimoni, medi o grandi che siano, potrebbero ben presto volatilizzarsi.

 

«Dopo un periodo di stasi, l’afflusso di coloro che chiedono informazioni per aprire un conto in Ticino è decisamente aumentato. Richiedono lumi sui costi e sulle opzioni di investimento disponibili, sugli asset, ma nessuno lo fa domandando di aprire conti riservati. Probabilmente perché già sa che riceverebbe un diniego» Banca del Sempione, filiale di via Peri

 

Chi apre il conto all’estero lo fa per tutelarsi dagli scenari più estremi: l’uscita dell’Italia dall’euro o un blocco dei capitali come accaduto in Grecia o a Cipro, una crisi bancaria dovuta allo spread in aumento, che potrebbe portare al bail-in gli istituti bancari più fragili e non solo. Paure irrazionali, forse, ma quando in gioco ci sono tutti i propri risparmi, ciò che si desidera è sicurezza. Il clima di incertezza in cui è impantanata, al momento, l’Italia non fa che allungare la coda agli sportelli svizzeri.[:]