A chi appartiene l’oro degli italiani?

La disputa sull’oro di Bankitalia

La Banca d’Italia è il quarto detentore di riserve auree al mondo, ma di chi sono le migliaia di tonnellate di oro gestite da Palazzo Koch?

Vendere una parte delle riserve auree per rimettere in carreggiata i conti pubblici disinnescando le clausole di salvaguardia e scongiurando l’aumento dell’Iva. Sarebbe questo, secondo ricostruzioni di stampa, il piano del governo.

A dissentire Claudio Borghi, deputato della Lega e presidente della commissione Bilancio di Montecitorio: lo scopo della proposta di legge che porta la sua firma è definire in maniera univoca che “la proprietà delle riserve auree sia dello Stato italiano”. Nessun ricorso immediato al tesoretto italiano dunque, ma solo la richiesta di un immediato intervento legislativo per ovviare all’ “anomalia dell’oro detenuto e gestito ma non posseduto dalla Banca d’Italia”. Borghi ha così riassunto il problema: “in Italia ci sono leggi anche per regolamentare la vendita dei panini in salumeria, però manca una norma che dica chiaramente di chi sono le riserve auree”.

Ma quanto valgono, dove sono e soprattutto di chi sono veramente le riserve auree italiane?

L’Italia sostiene di avere in mano 2.451,8 tonnellate (metriche) di riserve auree, delle quali 4,1 tonnellate sotto forma di moneta, per un valore totale di 91,8 miliardi. La Banca d’Italia, dunque, è il quarto detentore di riserve auree al mondo, dopo la Fed, la Bundesbank e il Fondo monetario internazionale. Solo 1.100 tonnellate di quell’oro è in Italia. Il resto è detenuto nei caveau di altre banche centrali: il 43,29% è negli Usa, il 6,09% in Svizzera e il 5,76% nel Regno Unito.

L’oro degli italiani, appartiene agli italiani? Secondo il vice premier e leader della Lega Matteo Salvini, sì. “Le riserve auree sono di proprietà del popolo italiano e di nessun altro”. Di tutt’altro parere la Banca d’Italia che, in una guida del 2014, spiega che “la proprietà delle riserve ufficiali è assegnata per legge alla Banca d’Italia”.

Se anche il governo italiano volesse mettere le mani sulle riserve auree facendosi forte del fatto che, giuridicamente, un conto è la proprietà (diritto reale su una cosa), un conto il possesso (utilizzo di un bene indipendentemente dal diritto reale su di esso), un altro ancora la detenzione (avere il possesso su una cosa senza però volersi comportare come se si fosse il proprietario), resterebbe ancora un altro nodo da sciogliere.

La Banca d’Italia fa parte dell’Eurosistema e dunque è sottoposta alla normativa della Bce. L’articolo 123 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (TFUE, ex Articolo 105 del Trattato EC), stabilisce che “le riserve valutarie e auree fanno parte delle riserve di proprietà dell’Area Euro e pertanto sono sottoposte al divieto di finanziamento monetario poiché considerate un baluardo a difesa delle crisi valutarie e contro il rischio sovrano”. L’oro, in poche parole, è uno degli asset detenuto come garanzia della tenuta complessiva del sistema economico del paese e, del sistema euro più in senso più generale.