Spread: un salasso miliardario per famiglie e imprese

Il rischio default è dietro l’angolo

Lo spread è ai minimi da settembre, ma per gli analisti la sostenibilità del debito italiano continua ad essere un problema

La decisione di Moody’s di lasciare invariato il rating sul debito italiano e la notizia, annunciata dal presidente della Bce Mario Draghi, di tenere i tassi d’interesse ai minimi storici fino a fine anno, hanno fatto calare lo spread a 234 punti, il livello più basso da settembre.

Il problema della sostenibilità del debito italiano, però, continua impensierire i gestori della City, riuniti nella convention annuale degli investitori. “Nel caso di una recessione accompagnata da un rallentamento della crescita più ampio anche in Europa, se il costo del debito continua a salire, possono esserci timori sulla solvibilità dell’Italia”, ha detto Paul Brain investment leader della Newton IM, intervistato dal Sole 24 Ore. E se il problema è la crescita, Brain vede poche chance di vedere ribaltate le performance economiche italiane, deludenti da anni: “Al momento non mi sembra ci siano le premesse per un cambiamento di rotta”.

Uno spread troppo elevato è un grosso problema per le finanze pubbliche italiane: se lo Stato deve rifinanziare titoli di stato in scadenza a tassi d’interesse in crescita, il costo per la collettività aumenterà e di conseguenza anche la pressione fiscale. Secondo un recente studio di Unimpresa che si basa sui dati forniti dalla Ragioneria Generale dello Stato, il costo di rifinanziamento del debito pubblico, costituito da Bot, Btp, Ctz e Cct, è destinato a salire di 23 miliardi di euro da qui al 2021. Lo scorso anno lo Stato ha speso per interessi sul debito 74 miliardi di euro e quest’anno ne spenderà 75, mentre nel 2020 e 2021 si prevede un esborso di 82 e 87 miliardi.

A pagare il conto sarebbero prima di tutto le banche italiane, piene di Btp. Il rischio è che, nel caso di discesa del prezzo dei Btp, l’investimento fatto in favore dello Stato italiano non sia particolarmente redditizio. Ciò metterebbe in difficoltà i bilanci degli istituti di credito. Stando a uno studio di Equita, una risalita dello spread di 100 bp si tradurrebbe in una perdita potenziale per le banche che sfiora i 3,5 miliardi di euro, costringendo le banche di piccole e medie dimensioni a correre ai ripari con aumenti di capitale.

La crescita dello spread Btp-Bund significa che l’Italia per ricevere dei prestiti è costretta ad offrire dei tassi di interesse più elevati, andando così a far crescere il costo del prestito ricevuto che a sua volta andrà a pesare sul debito pubblico. Una delle conseguenze più gravi della salita dello spread tra Btp e Bund, quindi, è quello di un aumento inesorabile del debito pubblico con tutte le conseguenze che ne derivano. L’eccesso di debito, infatti, provoca un’instabilità finanziaria con ricadute sui bilanci di famiglie, banche e aziende ossia di tutti i soggetti che devono finanziarsi.