Un investimento che guarda al futuro

Il tema previdenziale è sempre più centrale tra i lavoratori, e lo sarà ancor di più nei prossimi decenni. Secondo una stima realizzata dalla Ragioneria generale dello Stato, tra 20 o 30 anni un lavoratore dipendente percepirà dall’Inps una pensione pari a circa il 60% della sua ultima retribuzione, mentre per un lavoratore autonomo tale pensione potrà ridursi a meno del 50% dell’ultimo reddito da lavoro. Con una copertura pensionistica tradizionale spesso inadeguata, avere una pensione integrativa diventa una necessità, non soltanto per chi è vicino all’età pensionabile ma anche e soprattutto per chi è giovane e si è affacciato da poco al mondo del lavoro. Con l’aiuto della previdenza complementare, infatti, il reddito di un pensionato può elevarsi del 12-15 per cento. Ecco una guida per scegliere la formula integrativa più adatta alle proprie esigenze.

I TRE PILASTRI DEL SISTEMA PREVIDENZIALE

Il sistema previdenziale è costituito da tre pilastri:

  • Previdenza pubblica obbligatoria
  • Previdenza complementare collettiva (fondi pensione chiusi, fondi pensione preesistenti)
  • Previdenza complementare individuale (Piani Individuali Pensionistici, Fondi pensione aperti).

Il primo pilastro ha carattere obbligatorio: si tratta della pensione alla quale tutti i lavoratori contribuiscono attraverso i contributi, versati in misura proporzionale a quanto guadagnato. Il secondo e il terzo pilastro inglobano varie forme di previdenza “di scorta”. Per scegliere, tra queste, quella che risponda meglio alle proprie esigenze, è fondamentale valutare con attenzione vantaggi e costi di ciascuna formula.

FONDI PENSIONE CHIUSI

I fondi chiusi, di origine “negoziale”, sono forme pensionistiche complementari istituite dai rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro nell’ambito della contrattazione nazionale, di settore o aziendale. Questi fondi sono dedicati ai lavoratori appartenenti a una certa categoria o a una determinata azienda. La partecipazione a questi fondi non è dunque aperta a tutti, ma condizionata a determinate caratteristiche (alcuni esempi di fondi negoziali sono il fondo pensione FOPEN per i lavoratori del gruppo Enel, il fondo COMETA per i metalmeccanici etc). Il fondo pensione chiuso (o negoziale) è promosso dagli stessi soggetti coinvolti nella negoziazione, ma la gestione è affidata a intermediari professionali specializzati, banche, imprese di assicurazione, società di intermediazione mobiliare e società di gestione del risparmio, attraverso apposita convenzione. Il fondo offre all’aderente una o più linee di investimento, in base all’orizzonte temporale dell’investimento e al livello di rischio che si è disposti a sostenere. Ecco le principali:

  • garantita: offre una garanzia di rendimento minimo o di restituzione del capitale versato
  • obbligazionaria pura o mista: investe solo o prevalentemente in obbligazioni
  • bilanciata: investe tendenzialmente in azioni e in obbligazioni nella stessa percentuale
  • azionaria: investe in azioni.

Per i dipendenti, i versamenti sono in parte a carico dell’azienda e in parte a carico del lavoratore. Il Trattamento di Fine Rapporto (o TFR), può confluire in tutto o in parte nel fondo pensione chiuso. È possibile anche versare solo il TFR, senza altri contributi da parte del dipendente e della sua azienda. L’adesione ad un fondo è incoraggiata da agevolazioni fiscali: le contribuzioni da busta paga, escluso il TFR, sono totalmente deducibili dal reddito complessivo con un tetto massimo di 5.164,57 € annui.

FONDI PENSIONE APERTI

I fondi aperti sono forme pensionistiche complementari emessi e gestiti da banche, imprese di assicurazioni, società di gestione del risparmio (SGR) e società di intermediazione mobiliare (SIM). Sono strumenti di previdenza complementare destinati sia a singoli lavoratori che a categorie specifiche, come ad esempio i dipendenti di un’azienda che scelgono collettivamente di accedervi. Si dicono aperti perché l’adesione è generalmente destinata a chiunque volesse aderirvi. I partecipanti hanno la possibilità di scegliere con flessibilità la quota da destinare al Fondo. Possono versarvi il Tfr maturato mensilmente, i propri contributi previdenziali o quelli a carico del datore di lavoro, oppure destinare tutte queste quote al Fondo. I contributi versati confluiscono nella propria posizione individuale e vengono rivalutati a seconda delle linee di investimento prescelte in sede di adesione: azionario, obbligazionario, bilanciato, garantito. Relativamente alla contribuzione, è prevista la deducibilità dei contributi a carico del lavoratore e a carico dell’azienda fino al limite massimo di € 5.164,57.

PIANI PENSIONISTICI INDIVIDUALI

I Piani Individuali Pensionistici sono forme pensionistiche individuali istituite mediante la stipula di contratti di assicurazione sulla vita, e hanno carattere rigorosamente individuale. I Piani pensionistici individuali (PIP) (art. 13 del D.Lgs. 252/2005), sono realizzati mediante:

  • Contratti assicurativi di ramo I – assicurazioni sulla vita – nei quali la rivalutazione della posizione individuale è collegata ad una o più gestioni interne separate
  • Contratti assicurativi di ramo III – polizze di tipo unit linked – nei quali la rivalutazione della posizione individuale è collegata al valore delle quote di uno o più fondi interni oppure al valore delle quote di OICR (organismi di investimento collettivo del risparmio, come i fondi comuni)
  • Una combinazione dei due contratti precedenti.

Le regole che li disciplinano non dipendono solo dalla polizza assicurativa ma anche da un regolamento basato sulle direttive della COVIP. Il piano dei versamenti è flessibile e personalizzabile, quindi è possibile aumentare o ridurre l’importo del versamento in ogni momento, così come sospenderlo o effettuare versamenti aggiuntivi al piano inizialmente prescelto. Chiunque può aderire ai PIP, anche casalinghe e studenti. I lavoratori dipendenti del settore privato possono destinare anche quote di TFR, mentre i lavoratori dipendenti del settore pubblico possono effettuare esclusivamente versamenti personali. I risparmi versati vengono investiti sui mercati finanziari, in base al PIP scelto: ne esistono infatti vari tipi, azionari, obbligazionari o bilanciati. Per i PIP sono previsti i medesimi vantaggi fiscali tipici dei fondi pensione: si possono dedurre dal reddito complessivo i contributi versati, fino al limite di 5.164,57 euro all’anno.