LA PAROLA DEL MESE: Pir

I Piani individuali di risparmio (Pir) sono uno strumento di risparmio gestito introdotto nel nostro ordinamento con la Legge di Bilancio 2017. Nascono con l’obiettivo di dare sostegno finanziario all’economia reale e, in particolare, alle imprese italiane di piccole e medie dimensioni, che costituiscono l’ossatura della nostra economia.

I Pir possono essere sottoscritti da persone fisiche fiscalmente residenti in Italia che non detengano contemporaneamente più di un PIR e non lo condividano con altre persone fisiche. Non esistono vincoli specifici legati all’età dell’intestatario del piano, pertanto anche un minorenne può essere titolare di un PIR. I PIR non possono essere sottoscritti da aziende né da persone giuridiche.

I PIR possono assumere diverse forme: possono essere proposti e gestiti da società di gestione del risparmio, possono essere di natura assicurativa, possono essere inseriti nell’ambito del risparmio amministrato. I PIR possono investire in diversi strumenti finanziari (quote di fondi di investimento, azioni, obbligazioni e anche conti correnti bancari), purchè rispettino i seguenti requisiti previsti dalla normativa in relazione alla composizione dei portafogli, ai limiti dell’investimento e ai tempi:

  • l’investimento non deve superare 30.000 euro annui e 150.000 euro complessivi;
  • non più del 10% del portafoglio può essere investito in strumenti emessi dallo stesso emittente;
  • almeno il 70% dell’investimento totale deve essere destinato a strumenti finanziari “qualificati”, ossia emessi da imprese italiane o europee con stabile organizzazione in Italia. All’interno di questo 70%, almeno il 25% deve essere investito in strumenti finanziari di imprese diverse da quelle presenti nell’indice FTSEMib di Borsa italiana o indici equivalenti e un ulteriore 5% deve essere investito piccole e piccolissime imprese.
  • Gli strumenti devono essere detenuti per un minimo di 5 anni.

I Pir godono di un regime fiscale agevolato che li rende particolarmente interessanti: se l’investimento viene mantenuto per almeno cinque anni, vi è la completa detassazione delle rendite finanziarie generate, (ordinariamente assoggettate ad aliquota pari al 26% o 12,5%) e l’esenzione dall’imposta di successione.

Una novità introdotta nel 2020 è quella dei Pir alternativi, prodotti finanziari con soglie di investimento più elevate (fino a 300.000 euro ogni anno fino al raggiungimento del tetto di 1,5 milioni di euro) pensati per indirizzare il risparmio privato verso piccole e medie imprese non quotate particolarmente esposte alle conseguenze della pandemia da Covid-19. Si tratta di investimenti che possono dare buoni ritorni e si rivolgono soprattutto a soggetti con alte disponibilità finanziarie e buona propensione al rischio. La legge di Bilancio 2021 concede a chi investe in Pir alternativi entro il 2021 un credito d’imposta del 20% pari alle potenziali perdite subite nel corso dell’anno, che si può recuperare nell’arco di un decennio per chi mantiene l’investimento in questo strumento per almeno 5 anni.

Dalle stime elaborate dall’Osservatorio de Il Sole 24 Ore, nel mese di gennaio tutti i fondi PIR hanno avuto performance positive. Guardando ad un orizzonte temporale più ampio, i rendimenti conseguiti a partire dal 2019 sono generalmente a due cifre; top performer del settore è il prodotto Anthilia Small Cap Italia, che negli ultimi due anni ha registrato una crescita di oltre il 71%.