Big Oil al tramonto: è il momento delle energie rinnovabili

Il futuro del petrolio è più nero che mai: le supermajor petrolifere mondiali hanno perso la loro posizione di supremazia all’interno del mercato energetico mondiale. Gli scenari economici e geopolitici globali dell’era Covid19 hanno accelerato le tendenze di declino già in atto e la possibilità di un ritorno al vecchio mondo è sempre più improbabile. La Finanza ha voltato le spalle ai Giganti del petrolio, che continuano a perdere peso sul mercato. ExxonMobil, prima compagnia petrolifera occidentale e icona del petrolio americano, è stata lasciata fuori dall’indice Dow Jones Industrial Average, di cui faceva parte sin dal 1928, e lo stesso Indice assume ormai un’importanza secondaria tra gli investitori a Wall Street. Mentre i produttori di combustibili fossili sono costretti a confrontarsi con le loro vulnerabilità, l’avanzata delle Major verdi è inarrestabile. È la fine di un’Era. Niente più miniere da scavare né pozzi da perforare: le nuove supermajor guidano la corsa alla transizione verde a colpi di pannelli solari e turbine eoliche.

Secondo un recente rapporto condotto dall’Aie e intitolato “Renewables 2020, Analysis and forecast to 2025”, coordinato da Heymi Bahar insieme ad una squadra internazionale di analisti, lo scorso anno l’energia rinnovabile è cresciuta in modo robusto in tutto il mondo: per fare un esempio, le azioni delle società solari nell’ottobre 2020 avevano un valore più che raddoppiato rispetto al dicembre scorso. Per il 2021 si prospetta una crescita del 10%, trainata dal settore eolico, idroelettrico e solare fotovoltaico. Anche le previsioni di Goldman Sachs sono tutte a favore dell’energia pulita, tanto che si prevede il sorpasso degli investimenti nelle fonti rinnovabili rispetto alle spese per le trivellazioni a caccia di petrolio e gas.

Ecco i nomi degli attuali colossi delle rinnovabili, che stanno soppiantando i Big Oil. NextEra, che ha sede in Florida, è il più grande produttore mondiale di energia solare ed eolica. Con i suoi 46 gigawatt di potenza e quasi 20 miliardi di dollari di fatturato, lo scorso ottobre ha superato la capitalizzazione di borsa della major petrolifera Exxon Mobil. Enel, la più grande utility d’Europa con 87 gigawatt di capacità installata il cui 60% è energia rinnovabile, ha in progetto di spendere 160 miliardi di euro nei prossimi 10 anni per raddoppiare il proprio portafoglio di energie rinnovabili. Ormai da due anni ha superato la capitalizzazione di Eni e ora vale quasi il triplo della sua major petrolifera omologa. Iberdrola, con una capitalizzazione di mercato di 87 miliardi di dollari e un progetto di investimento da ulteriori 89 miliardi entro il 2025, ha superato da anni la capitalizzazione della major petrolifera spagnola Repsol. Orsted, con 7 gigawatt di capacità installata, gestisce circa un quarto dei parchi eolici in mare operativi nel mondo e ha progetti in fase di sviluppo che ne raddoppieranno la capacità entro il 2025. Alla fine dell’anno scorso ha superato la capitalizzazione della multinazionale britannica British Petroleum. China Energy Investment Corp., il colosso asiatico delle rinnovabili nato nel 2017, ha quasi 40 gigawatt di capacità di generazione di energia rinnovabile, che soddisfano quasi interamente il mercato interno e dimostrano la volontà della Cina di aprirsi sempre più alla transizione verso combustibili più puliti. Altri grandi attori delle energie rinnovabili sono Brookfield Renewable Partners e RWE AG.

Quali tendenze aspettarsi per il prossimo futuro? Sono molti i fattori che giocano a sfavore della ripresa, da tempo zoppicante, del settore dei combustibili fossili. Negli Usa, il neopresidente eletto ha già firmato l’ordine esecutivo che decreta la riadesione agli Accordi di Parigi sul clima, ha stoppato la realizzazione di un maxi oleodotto che avrebbe dovuto collegare Canada/Usa e ha riconfermato la stretta sulle emissioni di metano dai pozzi. Posizione condivisa anche dall’Unione Europea: il Green Deal, che è al centro del piano di ripresa COVID-19, vedrà molte iniziative a difesa del clima, con l’obiettivo di un’UE climaticamente neutra entro il 2050 e una riduzione del 60% delle emissioni rispetto ai valori del 1990 entro il 2030. Governi, opinione pubblica e investitori vedono nell’energia pulita una scommessa vincente. Perfino molte delle grandi major del petrolio riconoscono di dover trasformare il proprio business per evitare il declino: un numero sempre maggiore di compagnie petrolifere sta cambiando pelle, scommettendo su un futuro senza petrolio. La British Petroleum ha annunciato un investimento da un miliardo di euro in impianti eolici, Eni è entrata a far parte del progetto Dogger Bank per la costruzione del più grande parco eolico al mondo in Gran Bretagna, Repsol ha deciso di ridurre drasticamente le sue attività di esplorazione petrolifera per concentrarsi sullo sviluppo delle energie rinnovabili nel prossimo decennio. L’Era di Big Oil è al tramonto, il futuro è più verde che mai.