Quanto è (davvero) green il tuo portafoglio?

La crescita degli investimenti etici e sostenibili è un fenomeno inarrestabile. Gli investitori sono pienamente consapevoli della necessità di assumere comportamenti più responsabili, nel rispetto dell’ambiente e dei diritti. Tanto che, secondo la divisione di BlackRock, iShares, entro il 2025 la metà circa del patrimonio gestito sarà “sostenibile”. E secondo una ricerca condotta da Ubs, il 69% degli investitori è alla ricerca di una consulenza per aumentare la propria allocazione dei prodotti ESG nei loro portafogli. Un cambio di rotta importante, che permetterà agli investitori di utilizzare il proprio denaro per contribuire a rendere il mondo un posto migliore in cui vivere. Le tematiche su cui si concentrano gli investimenti sono i cosiddetti fattori di rischio ESG (environmental, social and governance): cambiamento climatico, perdita di biodiversità, degrado delle condizioni sociali e qualità della gestione delle imprese. Ma quale peso deve assumere la componente ESG all’interno di un portafoglio ben bilanciato? Ridurre il paniere di aziende investibili per introdurre nella scelta d’investimento variabili non prettamente finanziarie, potrebbe limitare il rendimento atteso?

Investire in sostenibilità, con un’ottica di medio lungo periodo, è premiante, per una serie di fattori. Primo. Gli investimenti che incorporano tematiche Esg rendono i Portafogli più stabili e resilienti, migliorandone le prestazioni, perché canalizzano capitali verso aziende che hanno migliori performance, i cui business sono orientati al medio periodo e per questo sono meno soggette alle oscillazioni di breve termine. Secondo. I flussi verso i fondi Esg sono “meno sensibili ai rendimenti negativi. Un’ipotesi coerente con questo comportamento è che gli investitori traggano un’utilità positiva dal semplice atto di investire responsabilmente, che può compensare gli effetti negativi associati alla performance negativa, portandoli a mantenere i loro investimenti durante le crisi” (Fonte: Amundi). Terzo. Gioca un ruolo rilevante anche la componente emotiva dell’investimento: la consapevolezza che l’investimento sostenibile impatti positivamente sulla società e sul pianeta, contribuisce a rendere più soddisfatto l’investitore.

Dal punto di vista dei rendimenti, l’analisi comparativa per performance tra strumenti Esg e non, calcolata al netto dei costi, è tutta in positivo: i rendimenti di medio/lungo termine risultano sistematicamente e fortemente superiori per prodotti più sostenibili. Su dieci anni, infatti, il rendimento dei fondi oscilla dal 76 al 120%, a seconda del livello di sostenibilità. Roberto Grossi, vicedirettore generale di Etica sgr, consiglia: “è molto importante che l’investitore faccia scelte coerenti con il suo profilo di rischio e orizzonte temporale, evitando azioni dettate dall’emotività. Una strategia che rimane valida è la diversificazione dell’investimento. Accanto a ciò occorre sempre tenere presente che l’investimento deve rimanere legato ad obiettivi di medio-lungo termine”.

Gli strumenti di investimento sostenibile sono caratterizzati da un comune denominatore – quello dell’attenzione ad elementi che impatteranno soprattutto sulle generazioni future – ma possono assumere forme diverse a seconda delle interpretazioni e della sensibilità personali, e dell’esperienza dei diversi asset manager.