Idrogeno. Tutti i colori dell’energia
Primo elemento della tavola periodica, l’idrogeno è il gas più semplice e più abbondante dell’universo. Facile da trasportare, stoccare, distribuire e utilizzare, ha il grande vantaggio di essere illimitato e pulito: quando brucia produce calore e libera nell’atmosfera solo vapore acqueo e niente anidride carbonica. Il calore ottenuto ha molte possibilità di utilizzo nell’industria, nei trasporti e nel riscaldamento. Può essere usato per la produzione di cemento o di acciaio, per la raffinazione del petrolio e la produzione di ammoniaca e fertilizzanti, per alimentare motori da installare a bordo di mezzi di trasporto pesante (navi, camion, aerei). È per questo che l’idrogeno sta assumendo un ruolo strategico nel processo di transizione energetica in atto, tanto da essere l’elemento chiave su cui sta puntando l’Europa nella strategia comunitaria verso la decarbonizzazione.
Sulla Terra l’idrogeno da solo è quasi inesistente. Si trova invece in abbondanza legato ad altri elementi: con l’ossigeno nell’acqua, con il carbonio in combustibili fossili come carbone, gas e petrolio. Per produrre idrogeno, quindi, occorre separarlo dalle fonti a cui è legato attraverso processi chimici che danno vita a vari “colori”, a seconda del modo in cui l’idrogeno viene estratto dalle molecole a cui è combinato. L’idrogeno “grigio”, che rappresenta più del 90% dell’idrogeno oggi prodotto, può essere estratto dal metano o da altri idrocarburi attraverso un processo chimico ad alta temperatura che libera nell’aria nove chilogrammi di anidride carbonica per ogni chilogrammo di idrogeno prodotto. Se l’anidride carbonica che risulta dal processo non viene liberata nell’aria ma viene catturata e immagazzinata, allora l’idrogeno viene definito “blu”. L’idrogeno “viola” viene estratto dall’acqua attraverso impianti elettrolizzatori alimentati da una centrale nucleare. L’idrogeno “verde” viene estratto dall’acqua usando la corrente prodotta da una centrale alimentata da energie rinnovabili, come idroelettrica, solare o fotovoltaica. L’idrogeno verde e quello viola sono completamente de-carbonizzati, mentre l’idrogeno blu lo è attualmente al 90%.
Secondo uno studio condotto da Confindustria, attualmente il consumo di idrogeno in Italia è pari a circa 16 terawattora (TWh), pari all’1% dei consumi finali di energia a livello nazionale, e riguarda soprattutto usi industriali. Ma è certo che i volumi di produzione e consumo di idrogeno aumenteranno in modo esponenziale nei prossimi anni: l’obiettivo dell’UE è quello di accelerare la produzione di idrogeno e di renderla completamente sostenibile, producendo 13 volte più idrogeno pulito entro il 2024 e 130 volte di più entro il 2030. Il potenziale di crescita di questo settore, dunque, è enorme. Marco Alverà, amministratore delegato di Snam, spiega: “L’Italia potrà recitare un ruolo da protagonista beneficiando di una posizione geografica che la candida a hub naturale facendo da ponte infrastrutturale tra l’Europa e il Nord Africa e, grazie al suo status di seconda nazione manifatturiera del Continente, consolidando una filiera che già oggi la vede tra i primi due produttori europei di tecnologie termiche e meccaniche e di impianti e componenti potenzialmente utilizzabili per l’idrogeno”. Man mano che prenderà sempre più piede la produzione di idrogeno decarbonizzato (verde e blu), l’impatto sull’economia italiana sarà rilevante, sia in termini di valore della produzione che sotto il profilo occupazionale.
Anche il mondo della Finanza guarda con grande interesse alla tecnologia dell’idrogeno. Le quotazioni dei titoli legati a questo settore sono letteralmente esplose, tanto che alcuni titoli chiave sono aumentati in media del 300%.