Fatti gli affari…dei tuoi figli

Il tuo attuale rapporto con il denaro, dipende in larga misura da ciò che di esso hai imparato fino ai tuoi sette anni di età. A rivelarlo, una ricerca condotta da TRowe Price, società di gestione patrimoniale statunitense: “prima inizi il processo di educazione finanziaria di un bambino, meglio è. Le lezioni dovrebbero iniziare prima dei sette anni, perché le abitudini e gli atteggiamenti relativi al denaro si sono già formati a quel punto”. Attraverso i libri di fiabe e i cartoni animati, i discorsi fatti in famiglia e i contenuti social, i bambini entrano in contatto con il mondo dei soldi ancor prima di imparare a parlare. I genitori che vogliono svolgere un ruolo chiave nel plasmare i sentimenti, il pensiero e i valori dei loro figli riguardo al denaro, devono dare loro il dono dell’alfabetizzazione finanziaria fin dalla tenera età. Come? Ecco alcuni dei consigli dati dagli esperti.

Inizia presto. L’educazione finanziaria dei più piccoli deve avvenire in maniera ludica e simbolica, attraverso il gioco e il racconto, che insegni loro il concetto del dare, dell’avere e del costo delle cose. Per approfondire il tema del risparmio insieme ai più piccoli, è utile avvalersi di favole e fiabe alla loro portata. Le favole di Esopo, per esempio, sono ricche di simboli e messaggi universali che rimangono impressi nella memoria fino all’età adulta. CasaMica è il podcast per bambini prodotto dal Museo del Risparmio: da ascoltare insieme ai genitori o da soli anche prima di andare a dormire, racconta storie curiose e utili sull’economia che piaceranno ai più piccoli.

Trasmetti il valore dell’attesa. Le prime interazioni con i soldi che vedono i nostri figli sono legate alla spesa: acquisti per la famiglia, acquisti per loro. Ma è importante che i bambini imparino che i soldi non servono solo per spendere, ma anche per risparmiare. “Impostare un obiettivo e lavorare per conquistarlo è un valore importante che riguarda anche i soldi”, spiega Francesca Marchelli, responsabile comunicazione di Banca Widiba. In questo caso il salvadanaio per i più piccoli è un valido aiuto. “Si decide l’obiettivo – un oggetto da comperare – e si mettono via i soldi mano mano. Questo fa aumentare la consapevolezza che per comprare si deve risparmiare. Utile far contare i soldi ai nostri bimbi e segnare sul calendario quando si potrà comprare quello che si desidera”.

Sì alla paghetta. È stato dimostrato che i bambini che ricevono denaro regolarmente, inclusa la paghetta, hanno migliori abitudini finanziarie da adulti. La paghetta ha un valore educativo perché permette di sperimentare un rapporto diretto col denaro e quindi di rendersi conto del valore delle cose, di capire che ci sono limiti alle spese e che i soldi finiscono, di imparare a stabilire priorità e fare scelte”, spiega la psicoterapeuta Lucia Montesi. L’età minima consigliata è quella dei 9-10 anni: generalmente è a questa età che un bambino ha sviluppato un pensiero economico maturo che gli permette la gestione di un budget. La somma di denaro deve essere equilibrata rispetto all’età del figlio, alla disponibilità economica della famiglia, alle esigenze dei bambini e ragazzi e alle spese che si decide debbano essere coperte dalla paghetta.

No ai sensi di colpa. Per evitare di legare ai soldi il senso di colpa, “non ci dovrebbe mai essere un’associazione tra il denaro e la relazione figlio-genitore – spiega Miriam Cresta, direttore generale di Junior Achievement Italia, la più vasta organizzazione non profit al mondo dedicata all’educazione economico-imprenditoriale nella scuola–. Mai chiedergli di svolgere un lavoretto in casa in cambio di soldi o premiarlo con del denaro per un buon voto a scuola”. Per lo stesso motivo, bisogna resistere alla tentazione di togliere la paghetta o diminuirla come punizione per comportamenti sbagliati.

Attenzione agli stereotipi di genere. Una ricerca condotta da Tim Jay, professore di psicologia dell’educazione alla Loughborough University, ha rivelato preoccupanti disparità di genere quando si tratta di educazione finanziaria e paghetta. “Ai maschi vengono dati più soldi e con più continuità, a partire dalla paghetta. Spesso si pensa che il figlio maschio abbia più probabilità di avere una carriera e fare dei soldi. Questo genera aspettative, che alimentano progetti di investimenti sui figli maschi, in merito per esempio sull’istruzione. Ecco che in famiglia è importante iniziare ad affrontare questi argomenti evitando di dividere il mondo in maschile e femminile, dando gli stessi strumenti e opportunità”, spiega Francesca Marchelli.