Intelligenza emotiva. Il valore della “mente che sente”.
“La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è un fedele servo”. Questa frase, attribuita ad Albert Einstein, offre un’illuminante prospettiva delle abilità umane. In un contesto lavorativo che per lungo tempo ha dato più spazio alla razionalità, l’intelligenza emotiva emerge come il dono, in passato trascurato ma oggi essenziale, per il successo professionale.
Riconosciuta tra le dieci skills più richieste dalle aziende, secondo il World Economic Forum l’intelligenza emotiva contribuisce al 54% delle performance lavorative. Lo psicologo Daniel Goleman la definisce la “nostra seconda mente, quella che sente”. Avere intelligenza emotiva significa saper “riconoscere i propri sentimenti e quelli degli altri” e “saper gestire le emozioni in modo efficace”. Una qualità che va ben oltre l’essere socievoli ed empatici.
Daniel Goleman individua quattro ambiti che definiscono l’intelligenza emotiva. Consapevolezza di sé: saper entrare in sintonia con le proprie emozioni; autocontrollo: saper tenere a bada emozioni e impulsi; consapevolezza sociale: saper leggere e interpretare le emozioni degli altri, anche attraverso segnali non verbali; gestione delle relazioni: saper agire in modi che motivano, ispirano e si armonizzano con il sentire degli altri, favorendo la costruzione di relazioni forti.
Queste qualità, importanti per chiunque in un contesto lavorativo, diventano fondamentali per un leader. L’autore del saggio best seller Intelligenza emotiva, ne individua le caratteristiche vincenti. Avere consapevolezza emotiva, per comprendere i propri punti di forza e di debolezza. Contare su un buon autocontrollo emotivo, per mantenere la calma quando si è molto sotto pressione, riconoscendo che fa bene a sé stessi e agli altri, ed è l’unica via per il raggiungimento dei propri obiettivi. Sapersi adattare, trovando nuovi modi per affrontare le sfide e riadattando le priorità in base a ciò che è più importante al momento. Essere orientati al successo, accogliendo i feedback sul proprio operato e cercando modi nuovi per fare meglio. Essere empatici, prendendosi del tempo per ascoltare come si sentono gli altri, andando oltre i propri pregiudizi. Avere consapevolezza organizzativa, prevedendo come potrebbero reagire il team in una certa situazione e scegliendo come affrontarla in modo strategico. Avere una buona influenza sugli altri, agendo in modo tale da ottenere il sostegno del team, creando un ambiente di lavoro motivato e impegnato.