Upcycling. Capolavori di moda dagli invenduti

Ricreare un capo d’abbigliamento a partire da uno esistente, trasformarlo in un pezzo esclusivo, quasi da collezione, che rispecchi l’identità individuale. Valorizzando l’invenduto e promuovendo il riciclo creativo come una strategia produttiva, oltre che una scelta etica e ambientale. Si chiama upcycling ed è una tendenza sempre più diffusa tra i brand di ricerca, come Marine Serre e Yekaterina Yvankova, e tra le grandi maison quali Maison Margiela, Miu Miu e Giorgio Armani.

Un capo d’abbigliamento upcycled non è un capo riciclato. L’upcycling dà nuova vita agli abiti ancor prima che finiscano distrutti. Come? Secondo due modalità: pre-consumer, realizzando un capo attraverso gli scarti della produzione tessile, e post-consumer, con l’aggiornamento estroso di un abito già fatto e finito, mantenendo l’uso di prodotti, materiali e attrezzature il più a lungo possibile. È la creatività a farli “salire” (up) di livello.

Il pioniere di questa tendenza è Conner Ives che a soli 20 anni ha dato vita al suo primo abito utilizzando magliette riciclate, un’idea che è diventata il pezzo forte di ogni collezione del suo marchio. Ma non è solo il cotone delle t-shirt a rinascere sotto le sue mani creative: anche sciarpe, scialli, paillettes, vecchi denim e coperte militari trovano una nuova vita grazie al suo talento e alla sua visione.

Un altro esempio di upcycling è rappresentato da ELV Denim, un marchio britannico che nasce dall’idea di Anna Foster, direttrice creativa del brand. Nel 2018, Foster ha trasformato un paio di vecchi jeans destinati al dimenticatoio in una nuova versione originalissima. Tagliando e ricucendo con maestria, abiti e camicie in jeans sono stati destrutturati e ricostruiti, dando vita a nuovi capi realizzati al 100% con materiali riciclati.

Anche Homie, marchio australiano con sede a Melbourne, si è unito alla causa dell’upcycling. Nel 2019 ha lanciato la collezione Reborn, che trasforma non solo le proprie giacenze, ma anche quelle di altre aziende, comprese le merci difettose. Magliette, pantaloni della tuta e felpe con cappuccio vengono tagliati, ricomposti e decorati in modo originale, dando vita a nuovi capi destinati a essere rivenduti ad un prezzo anche maggiore rispetto a quello originale.

Maggie Marilyn, un marchio neozelandese che mette il rispetto per l’ambiente al centro del suo operato, ha lanciato il progetto Restore. Questo progetto mira ad azzerare il numero di prodotti invendibili a causa di piccoli difetti di fabbrica. La stilista Maggie Hewitt ha deciso di trasformare queste imperfezioni in un valore aggiunto, coprendole con un piccolo cuore rosso ricamato.

Miu Miu, che già nel 2020 ha lanciato la sua prima Miu Miu Upcycled, una capsule collection di 80 modelli costruiti a partire da capi che risalgono a un periodo che va dagli anni ’30 agli anni ’80, quest’anno ha presentato Miu Miu Upcycled Denim, un progetto in collaborazione con Levi’s incentrato su pezzi iconici degli anni Ottanta e Novanta e reperiti da specialisti del denim di tutto il mondo. A impreziosire i capi, ricami floreali dal gusto anni Cinquanta in nero con petali di chiffon di seta, perline sfaccettate e cristalli neri incastonati in metallo antico. Un’altra novità di questa edizione sono le borse Upcycled Patch, realizzate con sfridi di lavorazione della pelle utilizzata per i modelli Miu Miu.