[:it]La donna e il lavoro[:]
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Poche le donne occupate, grande il gap economico. Pensioni a rischio
Italia ancora indietro nel garantire la parità di sesso nel lavoro, solo la Grecia peggio di noi. Gap salariale del 10,4% equivalente a 2.900€: le donne lavorano gratis fino a metà febbraio
L’8 marzo le donne sono scese in piazza per far sentire la loro voce. Il tema più caldo è quello della violenza sulle donne, ma rimane vivo anche il problema dell’occupazione femminile. Se i dati dell’Osservatorio statistico dei Consulenti del Lavoro segnano un aumento rispetto al passato, 49,3%, l’Italia è ancora ben lontana dall’obiettivo del 60% che doveva raggiungere nel 2010, come indicato dalla strategia di Lisbona. Oltre 10 punti percentuali dividono le donne italiane tra i 15 e i 64 anni dalla media europea: francesi, tedesche e inglesi sono ben oltre la soglia del 60%.
Dall’Osservatorio arrivano anche notizie sulla qualità del lavoro femminile. “Le poche donne che lavorano hanno per lo più carriere discontinue e con redditi inferiori agli uomini per il largo uso del part-time” si legge nella nota pubblicata. JobPricing ha quantificato il gap salariale: il divario, aggiornato al 2017, è di 2.900 euro annui, il 10,4%. Oltre il 2% in meno rispetto all’anno precedente, è vero, ma il dato è ancora troppo elevato: è come se nella stessa azienda le donne lavorassero gratis fino alla seconda settimana di febbraio rispetto ai colleghi maschi.
Tutto questo si riflette sulle pensioni. I dati Inps fanno notare come, nonostante le donne che incassano assegni dall’Istituto siano circa 860mila più degli uomini, solo un terzo di loro beneficia di pensioni di vecchiaia frutto della propria storia contributiva, contro i due terzi degli uomini. Cambia notevolmente anche la cifra percepita con l’ assegno di sola vecchiaia: 14.960 euro l’anno, contro i 23.409 euro degli uomini.
A frenare l’impegno lavorativo delle donne sono, molto spesso, gli obblighi famigliari. Più alto è il numero dei figli, più è facile che una donna non abbia né cerchi un lavoro. La percentuale di occupazione delle donne senza figli è del 70,8%, valore che cala sensibilmente con l’arrivo della prole: 62,2% al primo figlio, 52,6% al secondo, 39,7% al terzo. Anche il livello di istruzione incide sulle statistiche di occupazione femminile; se in presenza di una laurea il tasso di occupazione resta superiore al 70% anche in presenza di più figli, con una licenza media e figli la percentuale si dimezza. La spiegazione va ricercata nella differenza salariale. Un maggiore livello di istruzione è correlato ad un tenore di vita più elevato, che permette di usufruire di servizi dediti alla cura dei figli, quali asili nido o baby sitter. In tutti gli altri casi è, invece, ancora la donna a doversi fare carico del peso di tutta la famiglia.
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