[:it]Disuguaglianza in crescita in Italia[:]

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Secondo l’Ocse la soluzione è la patrimoniale

Una tassa patrimoniale sulla ricchezza potrebbe essere utile ad un riequilibrio sociale in Italia, dove la crisi ha acuito notevolmente le disuguaglianze tra ricchi e poveri

La crisi economica attraversata dall’Italia nell’ultimo decennio ha avuto profondi effetti sulla fascia bassa della popolazione, penalizzata da un crescente divario tra ricchi e poveri. Attualmente “il 43% della ricchezza è appannaggio del 10% più ricco della popolazione”. Questo è quanto dichiara l’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che nel rapporto “The Role and Design of net wealth taxes“, indica l’Italia come una nazione in cui la concentrazione di ricchezza verso l’alto è diventata sempre più evidente negli ultimi anni di crisi. La recente crescita, seppur minima, del Pil, è andata a finire nelle tasche dei più ricchi, concentrandosi quindi ai piani alti. Così la disparità di ricchezza nella parte inferiore della distribuzione è cresciuta, tanto che oggi il 20% piu’ ricco della popolazione nella Penisola ha il 60% della ricchezza, mentre il 20% piu’ povero ha lo 0,3%. Queste evidenti disparità fanno si che, sui 35 Paesi Ocse, l’Italia sia stata collocata al decimo posto nella classifica dei paesi con più disuguaglianze. Insieme all’Italia, la concentrazione della ricchezza ai vertici della società è cresciuta anche nei Paesi Bassi, negli Stati Uniti e nel Regno Unito.

Secondo gli esperti dell’organizzazione internazionale di Parigi, “uno dei modi per ridurre più velocemente i divari di ricchezza è l’imposizione della tassa patrimoniale“, anche se questo tipo di imposizione fiscale oggi è applicata solo in 4 Paesi dell’Ocse. In particolare l’Ocse suggerisce di fare “spazio a una tassa patrimoniale nei Paesi in cui la tassazione sul reddito da capitale è bassa e dove non ci sono tasse di successione”. La necessità di adottare “una tassa sulla ricchezza netta”, infatti, non è particolarmente urgente nei Paesi in cui sono applicate su larga scala le tasse sui redditi, sui capitali personali e sulla successione. Al contrario, potrebbe funzionare ed essere utile nei paesi in cui la tassa di successione non esiste e dove le imposte sui redditi sono particolarmente basse.

Un secco NO arriva da Confindustria. “Noi viviamo in un Paese in cui le patrimoniali le hanno già messe sui fattori di produzione: ci sono tasse come l’Irap e l’Imu che pagano sui capannoni industriali chi dovrebbe fare impresa” ha detto il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, che auspica invece a “una riforma fiscale che aiuta chi produce, il mondo del lavoro, i lavoratori e le imprese, non sui patrimoni delle persone”. Preoccupato anche Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici dell’Università Cattolica: “Una patrimoniale non si può escludere in una situazione di emergenza, ma creerebbe problemi di liquidità“.

Non a caso, nel suo rapporto, l’Ocse precisa che le ragioni di una patrimoniale “non possono essere valutate in maniera isolata, ma dipendono dal sistema fiscale e dallo scenario complessivo economico e sociale del Paese”.[:]