La Banca dei semi

La Svalbard Global Seed Vault è un caveau ipertecnologico scavato per 120 metri nel permafrost. Si trova sull’isola norvegese di Spitsbergen, nelle Svalbard. Ribattezzata da molti “l’arca di Noè della biodiversità”, può essere definita, usando un paragone più attuale, come il backup di 13mila anni di agricoltura mondiale. Il suo obiettivo? Proteggere l’umanità dal rischio di perdere ciò che di più prezioso c’è sulla terra, i semi. In questa gigantesca cassaforte sono blindati e conservati un milione e 50 mila semi di varietà diverse di patate, riso, mais, sorgo, orzo, ceci, lenticchie, frumento provenienti da ogni angolo del pianeta. Qui le principali fonti alimentari agricole dell’umanità sono al sicuro da guerre, disastri naturali, cambiamenti climatici, parassiti, esperimenti genetici e moderne tecnologie dell’agricoltura intensiva. Le pareti in calcestruzzo e le porte di acciaio proteggono da scenari di disastro nucleare o attacco terroristico; la temperatura media di -18 °C tiene i semi al riparo da stress meteorologici; l’altezza di 130 metri sul livello del mare protegge dallo scioglimento dei ghiacci artici; l’assenza di attività tettonica dell’isola la rende sicura dal punto di vista sismico. In queste condizioni alcuni semi possono durare più di mille anni: l’orzo e il frumento possono resistere 1700 anni, il sorgo fino a 20 mila.

Il governo norvegese è proprietario dell’edificio ma non dei semi, che sono custoditi gratuitamente e che, in caso di necessità, possono essere recuperati dalle istituzioni nazionali che li depositano. È successo nel 2015, quando la Svalbard Global Seed Vault ha restituito 130 esemplari di semi alla Banca del germoplasma di Aleppo, i cui semi erano andati perduti a causa della guerra in Siria.

La struttura ospita anche un’opera d’arte. Si chiama “Ripercussione Perpetua” ed è costruita in acciaio, specchi e prismi. È fatta per riflettere la luce polare d’estate e per fare luce nei mesi invernali, grazie a 200 cavi in fibra ottica.