[:it]La crisi economica arriva anche in Vaticano[:]

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Un terzo dei dipendenti in pensione anticipata

La Santa Sede studia una riforma che porterà alla pensione anticipata di un terzo dei dipendenti: una ‘spending review’ necessaria per abbattere i costi ormai eccessivi del personale

La Santa Sede non licenzia, ma la crisi morde anche Oltretevere e costringe il Vaticano a una riforma delle pensioni. A pesare particolarmente sull’ormai nota crisi del Vaticano sono, infatti, i costi del personale, giudicati eccessivi sin dai tempi di Papa Wojtyla, ma oggi diventati insostenibili rispetto alle entrate e al calo dell’Obolo di San Pietro.
E proprio di costi del personale in questi giorni si è tornato a parlare all’interno del C9, il consiglio di 9 membri istituito da Papa Francesco per la riforma della curia. Il cardinale Reinhard Marx, coordinatore del Consiglio per l’Economia, ha affrontato il problema apertamente, mettendo sul tavolo numeri, cifre, proiezioni, costi operativi della Santa Sede. “Il costo più urgente è senza dubbio relativo al personale“, ha spiegato Marx.
Papa Francesco ha precisato che non ci saranno tagli del personale: i licenziamenti non rientrano nell’orizzonte della dottrina sociale della Chiesa. Tuttavia per fare quadrare i bilanci è urgente mettere mano alla riforma previdenziale. Si è così parlato di ricollocamenti, mobilità del personale, e pre-pensionamenti.
Con lo scopo di ridurre gradualmente gli oltre 4 mila dipendenti laici, 1500 persone saranno mandate in pensione o pre-pensione nell’arco di 10 anni.
Il primo taglio lo ha già fatto Papa Francesco al C9, diventato ormai un C6: congedati i cardinali Laurent Monsengwo Pasinya, 79 anni, il cileno Francisco Javier Errázuriz, 85, travolto in patria dalle accuse di insabbiamento dei crimini pedofili, e il cardinale australiano George Pell, 77, sotto processo a Melbourne per abusi su minori.
Attraverso un “long-term plan” finalizzato alla riduzione dei costi, nei prossimi dieci anni andranno in pensione un terzo del totale dei dipendenti che attualmente sono distribuiti tra il Governatorato, la Gendarmeria, i Musei Vaticani, la Segreteria di Stato, le congregazioni, la Radio e i servizi ad essa collegati raggruppati nella neonata Segreteria della Comunicazione. Ed è facile immaginare che tali pensionamenti non saranno compensati da altrettante assunzioni.
Le pensioni, insomma, non sono un tema caro solo alle formazione politiche italiane che stanno battagliando sulla revisione della Fornero. Ironia della sorte, a promuovere l’austerity, pure in questo caso, è un tedesco: il porporato progressista Marx, presidente della Conferenza episcopale di Germania.[:]